Silvia Di Luzio

Autrice, formatrice, coach,

medico chirurgo specialista in cardiologia

La sostenibilità del sistema positivo. Coerenza, armonia ed espansione dalla vita lavorativa all’intera società

Silvia Di Luzio, dal nostro punto di vista, è una delle personalità più illuminate del panorama scientifico e intellettuale italiano. L’abbiamo contattata per raccontarle di questo libro e la profonda sintonia di scopi e visioni sull’uomo e sul mondo ha portato alla redazione di questo suo contributo di sintesi, che noi riteniamo di grande valore per la solidità e la lungimiranza dei contenuti.

Prendersi cura dell’essere umano significa aver cura della vita che lo anima, dell’insieme delle sue relazioni con la realtà che lo circonda. In questo nuovo concetto di salute il paziente è il soggetto della cura e la malattia è un’opportunità di crescita personale e spirituale. Se pensiamo all’uomo come a una macchina pensiamo ai protocolli di ricerca come a un tagliando meccanico estremamente accurato, nel quale si cerca di comprendere la causa del malfunzionamento, per poi proporre delle “riparazioni”.

Se un medico non segue le linee guida e il paziente muore, il dottore è passibile di denuncia, tuttavia certe volte possono accadere complicazioni anche se il medico si è attenuto alle linee guida. Questo meccanismo genera la cosìddetta “medicina difensiva”: da una parte c’è un paziente che non ha più stima e fiducia verso il sistema sanitario, dall’altra un medico pavido che teme che la persona che ha di fronte sia pronta ad accusarlo.

L’errore sta nel considerare la medicina una scienza esatta, quando in realtà è una scienza umana e per questo motivo molto più vicina alla filosofia che alla matematica.

La sostenibilità del sistema positivo. Coerenza, armonia ed espansione dalla vita lavorativa all’intera società

Stress, preoccupazione e ansia per il futuro, nostro e dei nostri cari, per la salute o per gli obiettivi lavorativi, ci portano a vivere in uno stato costante di attivazione che alla lunga logora i nostri nervi e la capacità di resilienza.

Studi di neurobiologia hanno dimostrato che lo stress cronico inibisce la corteccia cerebrale prefrontale, sede del discernimento, e quindi fa sì che le nostre capacità di trovare soluzioni nella vita, così come nel lavoro, vengano ridotte.

Esistono, invece, studi interessanti sullo stato di flusso, in cui, secondo la psicologia positivista, si raggiunge la felicità, e di conseguenza si ottimizzano le performance nella vita, negli sport e sul lavoro.

Lavorare in uno stato di flusso può aumentare infatti la produttività, ma non solo… riduce di molto le assenze dal lavoro. Un metodo efficace per entrare nello stato di flusso è il metodo MBIT (multiple brain integration technic), un metodo semplice e intuitivo che ci aiuta ad entrare in “accordo” dentro di noi e in automatico con le persone intorno a noi. Questo metodo, che è stato ideato da due coach aziendali australiani, può trasformare il modo di vivere di ogni singola persona. Certamente chi si sente felice, appagato e ha una visione da condividere non ha desiderio di rimanere a casa. Quanto è importante quindi rivalutare lo stato emotivo e quindi il livello di felicità delle persone che fanno parte della nostra vita o del nostro team al lavoro?

Secondo Jack Canfield, la forza della catena è data dall’anello debole e non da quello forte: ovvero, non possiamo più pensare di ignorare i malesseri dei nostri collaboratori altrimenti ne andrà di mezzo il lavoro di tutto il team. Basta una persona che non è allineata con l’energia e la visione del team per far sì che il progetto fallisca o come minimo venga rallentato. Siamo cresciuti pensando che il modello piramidale fosse giusto e naturale: all’università ci hanno insegnato che il cervello della testa comanda su tutto il corpo. Ebbene, dalle ricerche di neurobiologia invece abbiamo scoperto che il nostro corpo funziona in modo circolare, come dei sistemi complessi multidimensionali in comunicazione costante: non esiste un livello di superiorità, tutti i componenti sono parti insostituibili dell’intero, ognuno con le proprie mansioni e peculiarità. E allora ricominciamo da zero, analizzando come funziona una società altamente evoluta: il nostro corpo.

Innanzitutto abbiamo detto che è un sistema complesso multidimensionale, nel quale la comunicazione ha un valore assoluto: infatti nel nostro corpo non c’è latenza nella trasmissione delle informazioni, che sono disponibili per tutti in tempo reale. 50 trilioni di lavoratori hanno un’unica visione: il bene del tutto, la sopravvivenza e la salute. C’è un livello straordinario di integrazione e di condivisione degli obiettivi di tutti gli apparati e le cellule del nostro corpo. Ognuno svolge al meglio il proprio compito per il mantenimento della salute: uno stato dinamico di adattamento continuo ai cambiamenti interni ed esterni a noi: l’allostasi.

La natura ci insegna che flessibilità e adattamento sono alla base della vita, mentre rigidità dei ruoli, opposizione al cambiamento sono incompatibili con la vita. Nel nostro corpo esistono organi, cosiddetti nobili: cuore, cervello, reni e fegato. Quando si verifica una situazione pericolosa per la sopravvivenza si mettono in atto dei meccanismi di sicurezza che centralizzano le risorse per salvaguardare gli organi nobili, e questo senza che nessuno si lamenti o faccia vertenze. Chiaramente se vengono meno gli organi nobili può venir meno tutto il sistema: le cellule si affidano al flusso della vita, non richiedono di più di quello di cui hanno bisogno per la loro felice sopravvivenza.

Esiste in natura un fenomeno nominato “filotassi”: le foglie di una pianta, che si nutrono grazie all’esposizione alla luce solare da cui traggono il loro nutrimento, sono discostate una rispetto all’altra della giusta distanza, per garantire a tutte la luce solare necessaria alla vita. Non esiste senso di competizione o di egoismo.

Gli organi nobili a loro volta sono gli organi che svolgono maggiori funzioni: sono dei servant leaders, preziosi perché lavorano per la comunità, svolgendo un ruolo straordinario e insostituibile. Non lavorano per accaparrarsi risorse quanto, piuttosto, per mettere a disposizione della comunità le loro capacità e competenze. Un sentimento di affidamento e di fiducia incrollabile caratterizza la fisiologia della salute.

Immaginiamo una società che ha creato un’unica banca centrale, dove tutti i componenti depositano ciò che gli avanza e da cui tutti possono “prelevare” per i loro bisogni. Un sistema che non ha paura di risorse limitate perché attinge a un universo ricco e generoso, dove non ha senso l’eccessivo accaparramento, che non è altro che un chiaro disequilibrio. Cominciamo quindi a cambiare la nostra visione e a trasformare la società da piramidale a cerchio multidimensionale. Ricordiamo che è necessario che tutti gli aspetti del nostro essere vengano inglobati, integrati e “accordati” per raggiungere lo stato di flusso. Come già spiegato altrove nel testo abbiamo come minimo tre cervelli:

  • quello della testa, cui è legato principalmente il concetto di razionalità e creatività;
  • il cervello del cuore centrato sulla vision e sulla cura delle relazioni interumane;
  • il cervello della pancia, che invece è deputato alla protezione del senso di identità e all’istinto di sopravvivenza, ma anche all’azione, alla determinazione e al coraggio.

Quanto è importante comprendere che dentro di noi, così come in ogni organizzazione (impresa, scuola, ospedale, politica…), ci sono necessariamente diversi punti di vista, a seconda del punto da cui si osserva la realtà: ebbene, questi non sono conflitti ma ricchezza, perché dar voce a tutti gli aspetti può portare a una risoluzione inaspettata e creativa data dalla sinergia tra le parti. Da medico vi assicuro che è impossibile stabilire con certezza le capacità di ripresa di una persona quando mette in atto dei meccanismi di salutogenesi impensabili e inattesi da chi analizza la situazione solo con la razionalità. Potrei parlare per ore di ciò che determina in un malato il ritorno alla salute: la determinazione alla guarigione e lo scopo nella vita sono sicuramente una quota parte fondamentale. Quindi mantenere alta la visione e soprattutto far sentire le persone parte importante e apprezzata di qualcosa con degli scopi elevati è alla base della riuscita di un progetto che voglia avere successo.

Come fare per cambiare il paradigma?

Partendo da sé. A ogni individuo, già dalla tenera età, si dovrebbe insegnare la gestione dei “conflitti” interiori attraverso la semplice spiegazione della neurobiologia delle emozioni. Stimolare la conoscenza e la consapevolezza di come funzioniamo – e dei tranelli in cui facilmente possiamo cadere se non sappiamo indirizzare al meglio le nostre risorse emotive e le potenzialità – può portare allo sviluppo di persone equilibrate e focalizzate, esseri umani che sappiano capire e tirare fuori i propri talenti che sono fondamentali per tutta la società come dei pezzi di un puzzle. Le emozioni, i pensieri e addirittura le parole che noi esperiamo diventano parte di noi. Raggiungere la consapevolezza che noi diventiamo ciò che viviamo, ciò che mangiamo, ciò che pensiamo ci dovrebbe spingere a comprendere sempre di più come comportarci.

In tutto questo il cuore cosa rappresenta?

Non esiste un sistema od organo privilegiato nel nostro corpo, ma tutte le componenti sono ugualmente importanti, perché focalizzare l’attenzione su un singolo organo? La natura d’altronde è perfetta, per cui se ci ha dotati di organi dalle funzioni differenti sicuramente ci sarà una ragione!! Dr Pearsall nel suo meraviglioso libro Il codice del Cuore ci invita alle seguenti riflessioni:

Siamo rimasti troppo concentrati sul cervello nella ricerca della mente, non accorgendoci che il cuore è una pietra angolare informativa ed energetica di un insieme triplo, rione detto “mente”, costituito da cuore, corpo e cervello. II cuore è in grado di percepire e reagire all’ambiente interno ed esterno e può comunicare un codice info energetico di questa reazione simultaneamente e contemporaneamente a tutte le nostre cellule e intorno a noi. Si può sintonizzare con il codice degli altri ed è possibile che le invii ad animali, piante, rocce, acqua o addirittura macchine e riceverle a sua volta. E se il cuore pensa, le cellule ricordano ed esiste un’energia sottile e priva di limiti spazio-temporali. Potremmo tutti essere in connessione attraverso i nostri cuori.

“Le emozioni, i pensieri e

addirittura le parole che noi esperiamo

diventano parte di noi.”

Diversi altri autori tra cui Dan Winter e Annie Marquier, per citarne alcuni, stanno spendendo la loro vita per dimostrare che è proprio il cuore ad avere un ruolo centrale nella capacità di trasmettere “vibrazioni/informazioni” e di trasformare quindi l’ambiente dentro e intorno a noi. Il nostro cervello e il nostro pensiero logico-deduttivo sono fondamentali per sviluppare la coscienza di sé, l’individualità; ma sono anche fonti di separazione. Ognuno di noi, infatti, ha un suo ben distinto modo di pensare, di leggere la realtà, che pertanto non sarà mai oggettiva ma soggettiva, e quindi soltanto frutto della lettura attraverso il personale filtro percettivo che si forma nei primi anni di vita. In base a ciò che viviamo, ai programmi che “scarichiamo” dalla società e dall’ambiente in cui viviamo, dal nostro temperamento e in parte anche dai geni che abbiamo ereditato, creiamo il nostro livello di consapevolezza e il nostro filtro percettivo, attraverso cui analizzando le situazioni che viviamo, creiamo la nostra realtà soggettiva. La comprensione dei meccanismi “emozionali” che sono alla base della interpretazione della realtà permette di comprendere maggiormente le altre persone e il loro modo di reagire, per quanto diverso dal nostro. Allargare la propria consapevolezza permette di avanzare da uno stato di reazione emozionale istintuale, e per questo non controllata, a uno stato di comprensione delle emozioni che viviamo, fino a uno stato tale da riuscire a scegliere le emozioni da vivere. Come afferma Annie Marquier,

il livello di evoluzione della coscienza di ogni individuo determina quale circuito (inferiore, intermedio o superiore) sarà utilizzato e la chiarezza della percezione della realtà.

L’evoluzione della coscienza è, però, una decisione attiva, una scelta consapevole e non sempre facile, è un processo spesso faticoso per comprendere chi siamo realmente, liberi da tutti i condizionamenti del passato. Affinché ciò avvenga è necessario che siano scomparse la paura, le emozioni inferiori, la lotta per il potere, ogni forma di separatività (dualismo oppositivo rispetto al dualismo integrativo: yin e yang), ed è indispensabile che si attivino vibrazioni elevate di sentimenti quali la gratitudine, la compassione e la gioia, che creano la legge di unità, legge fondamentale che regge il nostro universo. Solo in questo modo la nostra coscienza si potrà espandere, e in quanto portatore del principio di unità, il cuore potrebbe mettere naturalmente l’essere umano in contatto con le più belle possibilità di creazione del campo di energia quantica dove tutto è possibile, dove l’anima può manifestare i suoi desideri e dove la nostra coscienza può finalmente vivere l’esperienza dell’amore-principio di unità.

La sfida ora è di applicare la pratica concreta della coerenza e dell’allineamento, nelle famiglie, nel lavoro e nella società, per aprire la porta del cuore, permettendo così che tutti coloro che lo desiderano possono diventare creatori dei loro più puri intenti.

A parole sembra una cosa alquanto difficile, in realtà quando ci sentiamo connessi con il nostro cuore, per esempio quando siamo felici, diventa uno stato naturale e spontaneo: dobbiamo però imparare a mantenere questo stato di felicità indipendentemente da ciò che accade intorno a noi.

 

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