CHO® Anna Ercoli, Andrea Jotti

Soul in action for happy solutions. Sviluppare la competenza della felicità nel settore healthcare

CHO® Anna Ercoli, Andrea Jotti | Consulenti aziendali per le risorse umane. Formatori ad approccio integrato.

Chi sono Anna ed Andrea e perché questo prototipo?

Vogliamo essere facilitatori di nuove consapevolezze, per rendere gli ambienti di lavoro luoghi di ben-essere, sviluppo e crescita in linea con la parte migliore del nuovo millennio.

Come affermano i due ricercatori statunitensi G.E.R Schwartz, L.G.S. Russex, il XX secolo è stato il “secolo del cervello”, mentre il XXI secolo dovrebbe essere il “secolo del cuore”

Di conseguenza sarà sempre più importante educare all’alfabetizzazione emozionale le persone all’interno delle organizzazioni in quanto “esseri umani” che messi insieme possono rendere il mondo aziendale migliore.

In generale, dopo la certificazione, come avete rivisto il vostro contesto professionale? 

Dopo il corso di formazione in CHO abbiamo rafforzato l’intendimento che da tempo seguivamo attraverso le nostre intuizioni, che albergavano all’interno del nostro “essere”. Grazie al percorso CHO abbiamo dato ordine, struttura e organizzazione al linguaggio che ci permette ora di definire cosa significhi una “organizzazione positiva”, così che è diventato chiaro come trasmettere correttamente ai nostri interlocutori un nostro pensiero generato da tempo, rafforzando la nostra motivazione e assertività per influenzare processi e pratiche che generano benessere e felicità.

Qual è stato l’innesco che ha dato il là al prototipo? Da dove è nata l’idea?

Entrando nelle organizzazioni si osservano spesso persone che si trovano in stress o burn-out, con la conseguenza di mettere a rischio la qualità dei servizi, le performance professionali e i risultati. In queste situazioni anche la comunicazione e le relazioni possono diventare disfunzionali, generando un clima tossico in cui anche chi detiene la leadership può fare fatica a gestire tale situazione.
Da queste esperienze è nata l’idea di cambiare lo stile di fare consulenza e il modo di fare formazione, acquisendo strumenti che aiutano a modificare gli aspetti emozionali al fine di produrre rinnovati comportamenti e nuove forme di rapporti legati alla dignità e al rispetto, sia di coloro che lavorano all’interno delle strutture, sia delle persone clienti/pazienti, che afferiscono nelle organizzazioni.

Dal punto di vista pratico il nostro prototipo è stato messo in azione all’interno di un’organizzazione che lavora nell’ambito sanitario.

Il progetto è stato preso in considerazione da una azienda del settore sanitario che, grazie anche agli aspetti professionali, caratteriali e alla sensibilità delle persone che ne fanno parte, supporta già da tempo in modo incondizionato progetti formativi dedicati al ben-essere degli operatori sanitari.

È infatti sotto gli occhi di tutti che il contesto socio-sanitario è in continuo cambiamento: aumentano le richieste di servizi e diminuiscono le risorse umane e finanziarie, rendendo così le organizzazioni non in grado di prendersi cura dei propri professionisti, in quanto impegnate a rispondere ad altre sfide da risolvere. 

Per sopperire a questo disagio, vista la complessità delle organizzazioni sanitarie, è importante prendere in considerazione il cambiamento del singolo individuo, il quale ritrovando la propria centratura e il proprio ben-essere può diventare esso stesso influenzatore della propria realtà circostante, abdicando così dall’attesa che l’organizzazione si prenda cura di lui.

Cosa avete fatto in concreto?

Da 15 anni questa organizzazione a cui abbiamo sottoposto il prototipo sostiene incondizionatamente progetti formativi a favore del ben-essere dell’operatore sanitario e delle competenze comunicazionali/relazionali con tecniche, metodi e strumenti innovativi, avendo coinvolto circa 7.000 operatori sanitari tra medici, infermieri, dietisti, psicologi, etc..

Dopo il corso legato al CHO, nel mese di novembre, abbiamo fatto un incontro con alcuni manager dell’azienda presentando sia la cornice teorica e i vari passi che concorrono a costruire un’organizzazione positiva, sia un nuovo progetto formativo come follow-up di quanto fatto nel 2019.

A seguito di tale incontro è emersa la necessità di generare anche un nuovo percorso formativo dedicato solo ai medici che si occupano di malattia cronica, i cui contenuti sono indirizzati alle prospettive del XXI secolo, al ben-essere, all’alfabetizzazione emozionale e agli stili di comunicazione: dallo stile aggressivo allo stile empatico.

Inoltre abbiamo potuto incontrare agli inizi del 2020 il responsabile CFO, il direttore vendite e un responsabile della formazione per approfondire tutte quelle strategie riguardanti lo sviluppo di una organizzazione positiva. Dal nostro punto di vista l’azienda ha già messo in atto inconsapevolmente comportamenti atti a favorire un clima di ben-essere e positività. E infatti questi sono alcuni dei loro numeri che lo testimoniano:

  • Fatturato: circa 54MIO€, oltre il 22% di Market Share, unica azienda in crescita in un mercato che da dati EDMA (European Diagnostic Manufacturers Association) cala dell’8% circa.
  • Turnover nell’ultimo anno: 0%

L’obiettivo che vorremmo raggiungere è quello di rendere i responsabili dell’azienda ancora più consapevoli che i loro atteggiamenti rientrano in quella cultura organizzativa che aiuta ad attivare il potenziale e le energie delle persone con effetti positivi sulla motivazione, sul coinvolgimento, sulla fiducia, sulla qualità delle relazioni, sul ben-essere dei luoghi di lavoro, accrescendo redditività e produttività.

Nell’incontro di gennaio definiremo con l’azienda la possibilità di implementare tale progetto identificandone la durata, gli indicatori di efficacia, il monitoraggio, le tattiche da implementare.

Tra un anno vorremmo raccontare che i percorsi formativi già in essere possano continuare, che vengano implementati sempre più corsi per medici che si occupano di cronicità e che i partecipanti a tali progetti formativi possano sviluppare quella coscienza tale da sentirsi promotori di comportamenti e atteggiamenti che favoriscono la positività nella prassi quotidiana.

Per quanto riguarda l’organizzazione interna ci piacerebbe invece avere a disposizione i primi risultati dell’implementazione delle strategie concordate per un maggior sviluppo di positività nel loro contesto professionale.